Le nuove previsioni CSC sul PIL italiano sono di +0,8% nel 2015, +1,4% nel 2016 e +1,3% nel 2017. Nel triennio saranno creati 650mila posti di lavoro, che portano a 815mila il totale da quando sono ricominciati ad aumentare. Si tratta di numeri prudenti, dettati dallo scollamento tra alcune evidenze e informazioni e le statistiche rilasciate dall'ISTAT.
Il vero rebus è il mancato decollo della ripartenza italiana. I movimenti delle principali variabili internazionali si sono piuttosto rafforzati anche nei mesi recenti e hanno raggiunto un'intensità elevata, già considerata come sviluppo possibile nel quadro presentato tre mesi fa.
Lo scenario economico globale è sempre più dominato dalle quattro grandi tendenze evidenziate a partire dalla fine del 2014: lenta crescita globale, prezzo del petrolio ridotto, tassi ai minimi storici e cambio dell'euro debole.
Il nuovo scenario economico del CSC si basa su una crescita del PIL e del commercio mondiali che riprendono gradualmente vigore, pur rimanendo frenati: +1,1%, +2,5% e +3,0% gli scambi globali nel triennio 2015-17. Su un prezzo del petrolio che si riprende un po' (a 55$ nel 2017). Su un cambio dell'euro stabile, per metodo di lavoro, a 1,10 contro il dollaro. Su tassi di interesse inchiodati ai minimi, e forse anche sotto.
La lotta all'evasione è parte integrante e imprescindibile di un coerente programma di risanamento (anche morale) e di rinascita strutturale dell'economia italiana. È essa stessa una riforma in sé.
L'evasione fiscale e contributiva, infatti, blocca lo sviluppo economico e civile perché penalizza l'equità, distorce la concorrenza, viola il patto sociale, peggiora il rapporto tra cittadini e Stato e riduce la solidarietà.
Il CSC ha calcolato in un 3,1% di maggiore PIL e in oltre 335mila occupati aggiuntivi il beneficio del dimezzamento dell'evasione accompagnato dalla restituzione ai contribuenti, attraverso l'abbassamento delle aliquote, delle risorse riguadagnate all'erario.
In allegato il documento completo e le slide presentate dal direttore del Centro Studi Confindustria Luca Paolazzi.
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